Dopo aver riordinato la mia cantina e aver ripescato diverse cassette del mio primo amore ho deciso finalmente di aprire questo blog per parlare del mio passatempo preferito dopo il fitness.
Sono cresciuto a pane e videogiochi fin dalla tenera età di 10 anni dove ho ricevuto il mio primo personal computer.
Ricordo le emozioni ogni volta che accendevo il computer e compariva questa magica schermata
e le mitiche partite dove passavi decine di minuti a caricare un videogioco che stava su un’audiocassetta (come non dimenticare le linee colorate della fase di caricamento).
In questi primi anni per un gioco bastava anche una sola persona e con soli 64k realizzavano cose incredibili
All’epoca i videogiochi era un mondo di nicchia e di divertimento non una forma d’arte e business di adesso capace di muovere miliardi di dollare ogni anno.
Adesso i videogiochi sono una realtà aziendale e i team sono cresciuti fino a ospitare centinaia di persone.
Per fare un videogioco vengono assunti programmatori, scrittori, attori, doppiatori e musicisti portando i costi per lo sviluppo a cifre esorbitanti e basta un passo falso per chiudere i battenti.
Negli ultimi anni infatti abbiamo assistito alla chiusura di aziende storiche e ogni anno decine di team di sviluppo e divisioni chiudono per problemi economici o per mancanza di profitto, lasciando così ogni anno sempre meno team di sviluppatori.
Da queste ed altre situazioni e a fronte di videogiochi sempre più grandi, ambiziosi e complessi i publisher anzichè rilasciare il gioco quando è pronto, lo pubblicano in uno stato di completamento non ancora ottimale e rilasciando enormi patch al day one grandi quanto un intero gioco (dove molte volte non risolvono i problemi) questo per non mancare le finestre di lancio ottimali (festività natalizie) o non uscire in contemporanea con altri titoli blasonati.
A fronte di questo rimpiango i tempi dove basta 100 lire per divertivi e lasciare viaggiare l’imaginazione davanti a due mattoncini.